I FORNI DELLA FESTA DE LO PAN NER

Montescrestese

I forni frazionali di Altoggio, Burella, Giosio, Lomese, Pontetto, Roledo

Altoggio

Altoggio è la frazione più alta del comune di Montecrestese e un tempo la più popolata. I segni di usi e costumi della vita passata sono evidenti in ogni angolo del paese: dalle costruzioni in pietra alle case in disuso o ristrutturate, dal grande lavatoio coperto costruito attorno al 1880 ancora oggi utilizzato al vecchio orno.

Di quest’ultimo non si hanno informazioni chiare, sullo stipite della porta è stato intagliato l’anno “1794”, ma proprio per questa data antica, nessuno ha ricordi sulla sua costruzione.

Una prima ristrutturazione è avvenuta nel 2004 da parte di alcuni ragazzi del posto, che lo hanno modernizzato posando porfido a terra, grazie al quale si riesce meglio a mantenerlo pulito ed è stata applicata una piccola cappa di rame, donata dal dott. Guido Giovaninetti, che in aiuto a quella esistente, facilita la risalita del fumo, mantenendo così più pulita l’aria all’interno del locale.

Altri progetti di miglioramento sono oggi in opera.

L’ultimo fine settimana di ogni aprile si dà il via alla festa parrocchiale del paese,  San Giovanni, che tra i protagonisti vede il pane di segale di Altoggio.

È stata messa a punto una ricetta che prevede la miscelazione della farina di segale a quella di frumento e lievito madre, per essere gustata sottoforma di pane da tutti i palati.

Il sapore della segale è leggermente acidulo, il prodotto che ne risulta è piuttosto compatto, con poche calorie e tante fibre.

Ha effetti benefici sul sistema cardiovascolare, è un valido aiuto per le sue proprietà depurative e disintossicanti.

Il forno di Altoggio viene acceso qualche giorno prima della festa per riscaldarlo lentamente e portarlo alla giusta temperatura, togliendo l’umidità accumulata all’interno ed evitando sbalzi repentini di temperatura che porterebbero alla rottura del materiale refrattario col quale è

costruito. Al sabato il profumo del pane inizia a diffondersi per le viuzze del paese fino alla domenica sera.

L’ottimo risultato ripaga della fatica fatta per ottenere la farina di segale, che da poco si coltiva nuovamente ad Altoggio.

Raccolti i consigli degli anziani che ancora vivono in paese, si è deciso di sfruttare delle piccole zone del posto per la coltivazione di questo cereale, con il solo scopo di produrre il pane di Altoggio.

Viene utilizzata la segale per il suo adattarsi al clima di montagna e ai terreni difficili.

La segale matura viene poi raccolta nel mese di luglio e lasciata seccare qualche giorno nel campo prima di essere portata in una soffitta ben arieggiata (detta Asctri)

Nel mese di agosto si prosegue con la sua lavorazione. La segale viene battuta a mano.

Successivamente i chicchi vengono fatti passare nello sgranatoio per dividerli dagli scarti.

Passeggiando per Altoggio è facile immaginarsi il passato, quando la gente viveva le vie del paese, le donne si trovavano al lavatoio a lavare i panni, quando il fumo usciva dal camino ogni settimana per permettere alle famiglie di cuocervi il proprio pane, fonte importantissima per il loro sostentamento.

Burella

L’antico forno, datato 1847, si trova in frazione Burella vicino alla chiesetta dedicata a San Carlo nel comune di Montecrestese. Nel lontano passato il forno veniva acceso 2 volte al mese, a turni le famiglie potevamo cuocervi il pane fatto con la farina di segale. Il pane veniva poi riposto nelle “panere” per la conservazione. In occasioni speciali, (come durante la festa di San Carlo), si cuoceva  il pane dolce con l’uva, ai tempi uno dei pochi dolci che i bambini potevano gustare.

Giosio

Giosio, è una frazione del comune di Montecrestese.

Il toponimo è di incerta derivazione, ci giunge attraverso le varianti toponomastiche Zolgo (1223), Zosso (1364), Zoxo (1411-1457) e Zosio (1639). Raccolto su un piccolo croppo roccioso, circondato da prati e vigneti, ha case quattro-cinquecentesche di solida struttura, alcune più simili a caseforti.

Esisteva una piccola cappella risalente al XVI secolo, sulla quale, nel XVII secolo, fu costruito l’oratorio attuale. Notevole peso ebbe in questa frazione la famiglia Cucchi, i cui membri spesso ricoprirono ruoli di avvocati, notai e sacerdoti.

A pochi passi da questo nucleo sono presenti alcuni piccoli centri abitati quali: Calcone, Casa Motello, Case Lavazza e Prata, quest’ultima dotata di un monumentale lavatoio.

Il forno di Giosio è ancora funzionante, appartiene agli abitanti e si può visitare liberamente. La sua costruzione risale ai primi anni del 1800, ed è stato utilizzato dalla popolazione fino al 1964. Successivamente, nel 1994 è stato restaurato e da allora viene riacceso annualmente in occasione della festa patronale, il lunedì dell’Angelo, per produrre il tradizionale pane di segale “Pan ad Pasquetta”.

Ricorrenza che, attraverso la simbologia del pane, crea un senso di comunità e di appartenenza. Nel 2016 il “Pan ad Pasquetta” è stato registrato tra i prodotti DE.CO. del Comune di Montecrestrese.

Lomese

Il Forno frazionale di Lomese fu costruito nel 1800 e utilizzato dai frazionisti fino agli anni 60.

Il forno si trova nel centro della frazione ed è circondato da bellissime case forti, tipiche dell’architettura tradizionale Ossolana: una cinquecentesca di grande bellezza affiancata ad un’altra ancora più antica e collegata ad essa da un sistema di archi e volte.                                                     Nelle vicinanze si trova anche la latteria turnaria della frazione.

Pontetto

L’Antico Forno Frazionale risale circa al 1600 e si trova nel vecchio nucleo storico della frazione di Pontetto. Il Forno veniva acceso due o tre volte all’anno e le famiglie, a turno, portavano a cuocere il pane di segale (pan négar). Una volta cotto, il pane veniva messo su una rastrelliera, appesa al soffitto, non solo per farlo essiccare, bensì per evitare che i topi lo mangiassero!

Il Forno ha funzionato sino agli anni ’60 e poi si è trasformato in un deposito di immondizia.

Circa dieci anni fa un gruppo di Frazionisti ha deciso di rimetterlo in attività per evitare che le fatiche dei nostri avi andassero distrutte incivilmente. E cosi, soprattutto in occasione della festa frazionale di San Giuseppe, è diventato a poco a poco un centro di incontro anche per i non residenti, che vengono attratti dall’attività di panificazione e cottura del pane.

Il famoso panificatore Mario Conti di Coimo ha sempre prestato la sua opera gratuitamente fino ad alcuni anni fa, quando una frazionista ha rivendicato la proprietà costringendoci a cessare la panificazione (si cuocevano sino a 200 pagnotte alla volta).

Poiché nella vecchia mappa Rabbini, depositata in Comune, e nelle dichiarazioni rilasciate da persone anziane della frazione, si dice chiaramente che la proprietà è dei frazionisti, l’Associazione ha affidato ad un avvocato l’incarico di ricorrere al Tribunale affinché si giunga ad una sentenza definitiva.

Ma allora è tutto fermo? Neanche per sogno! Si è pensato, in un secondo tempo, di raccogliere documenti, attrezzi e tutto quanto attestasse il lavoro faticoso dei nostri vecchi. Ecco che allora, con l’aiuto di molte persone, si sono reperiti utensili di legno e non, attrezzi per la lavorazione della vite, del vino, del fieno, della canapa, della lana, del latte, lampade per l’ illuminazione, vecchi reperti di scuola ed è stata persino composta una bricolla da parte di ex contrabbandieri. Non va dimenticato che persino alcuni pittori hanno offerto le loro opere.

E’ nato così un piccolo museo, allo stretto, fintanto che non sarà allestita la Cascina della Cultura (vecchia Cascina del 1600), che è stata regalata da cinque benefattori del paese. Molte sono le visite guidate, possibili su prenotazione.

La fama si sta diffondendo, tanto che stanno arrivando comitive anche dalla Francia (sinora già 180).

Il Forno continuerà a vivere perché dovrà testimoniare anche in futuro che le nostre genti, nonostante le difficoltà e la povertà, ci sapevano fare!

Roledo

Roledo è una delle frazioni di Montecrestese poste più in basso, adagiata sullo sperone solatio che scende verso il Toce e guarda verso Crevola. Il toponimo Rogoledo deriva da robus=rovere e quindi con il significato di bosco di roveri, essenza arborea presente anche attualmente.

Le costruzioni risalenti al secolo XIII e seguenti sono abbarbicate sulla roccia.

Alcune hanno l’apparenza di fortilizi con stretti vicoli intercomunicanti mediante passaggi spesso coperti. Edifici di interesse sono l’oratorio di Sant’Antonio datato 1666 e il palazzo settecentesco con ampio terrazzo antistante, ricordato come Palazzo Azari, prendendo il nome da Gaudenzio Azari che aveva negozi e relazioni commerciali nelle più grandi città d’Italia e all’estero.

Annesso a Palazzo Azari si trova l’antico forno che veniva usato dai frazionisti per la panificazione.